L’arteterapeuta oggi, considerazioni e prospettive.
L’arte contemporanea è caratterizzata da massicce contaminazioni linguistiche a più livelli, come testimonia il ricorso da parte degli artisti all’innesto di diversi mezzi in un’unica opera (video, fotografia, suono, performance, installazioni, danza), e come evidenziano le collaborazioni tra artisti di provenienze e appartenenze diverse; altrettanto caratteristica è la possibilità di inserire in tutto o in parte altre opere all’interno di un singolo progetto artistico (G. Celant, Artmix. Flussi tra arte, architettura, cinema, design, moda, musica e televisione, Milano 2008).
Il cinema, la più “contaminata” tra le arti, si fa teatro, musica, danza, suono, immagine tridimensionale, stabilisce rapporti con i più diversi codici artistici: Stan Douglas, pone al centro delle sue produzioni il rapporto fra cinema, televisione e altri media, sviluppando una profonda meta-riflessione sull’uso del mezzo visivo come veicolo di informazioni (ad esempio in Television spots).
Il teatro si fa visione con scenografie fatte di immagini proiettate, di luci, e interagisce con materiali già girati riproposti live (Socìetas Raffaello Sanzio, Motus). ”E’ un teatro legato ad un vero culto dell’immagine che si esprime in una poetica dall’eccesso di visione: una visione mediatizzata (televisione, video, cinema, pittura e fotografia) si accompagna ad un’ossessiva indagine sulle tematiche di un corpo mostrato, violato, nei suoi aspetti estremi” (tratto da NOEMA – Tecnologie e Società).
Per non dire di danza e musica, tra loro compenetrate, e dell’assoluta trasversalità della musica.
La multimedialità, in senso ampio e non erroneamente limitato ai contenuti digitali (L. Taiuti, Multimedia. L’incrocio dei linguaggi comunicativi, Meltemi Ed., Roma 2005), appare attualmente come la forma di espressione artistica più praticata.
Sarebbe antistorico dunque basare la formazione dell’arteterapeuta sulla specializzazione tecnica; più al passo dei tempi invece sviluppare competenze che consentano al professionista di integrare la sua specializzazione con altre espressioni artistiche.
Perché ciò sia possibile, è necessario individuare una metodologia capace di accompagnare, nella formazione, al contatto profondo con varie esperienze artistiche.
La parola “esperienza” non è casuale: al di là dei pur importanti apporti teorici, il rapporto con l’arte è vivo e come tale va esperito.
Spazio perciò alla didattica laboratoriale, che dovrebbe coinvolgere diversi settori: suono, messa in scena, attività performativa, danza-movimento, arti visive.
Ciascuno di questi laboratori deve essere condotto da un artista o da un arteterapeuta, con competenze nella formazione, che:
- riconosca l’implicita terapeuticità delle arti;
- sia esperto nel suo settore specifico;
- sia abituato a creare nel modo “multimediale” al quale si è fatto riferimento, in grado perciò di confrontarsi con un ampio ventaglio di forme artistiche;
- condivida l’imprescindibilità del metodo esperienziale;
- sia in grado di valorizzare tanto il processo quanto il risultato finale dell’attività di laboratorio, sia da un punto di vista strettamente artistico che da un punto di vista evolutivo e personale;
- disponga di un adeguato e coerente ventaglio di metodi e strumenti per la formazione attiva.